Il supplì British Style

Diciamocelo chiaramente: la cucina inglese non si ricorda certo per le sue prelibatezze. Pochi sono i piatti che lasciano veramente il segno. Però, ci sono alcuni ingredienti che non si dimenticano. E, tra questi, in cima alla mia lista dei preferiti metto sicuramente i formaggi inglesi, il bacon e la birra.

Anzitutto, chiariamo subito che sono una formaggi-dipendente, potrei sopravvivere di solo pane e formaggio. Sarà per questo che quando sono entrata dentro Neal’s Yard Dairy a Convent Garden pensavo di essere arrivata in paradiso!
Dietro la vetrina blu con le pile di cheddar, un bancone in legno pieno di formaggi artigianali, uno più invitante dell’altro; tutto intorno un aroma intenso e profondo.


Era una delle giornate perfette: un sabato mattina di sole, perfetto per visitare uno dei tanti musei gratuiti in città, ed un panino farcito con un formaggio allora per me sconosciuto: lo Stilton. Inutile vi dica che me ne sono innamorata al primo morso: saporito, equilibrato, cremoso e deciso.

Poi, al secondo posto, c’è il bacon: quel gusto affumicato, croccante sotto ai denti, gustoso e saporito. Un piatto di scrambled egg con il suo bacon fritto a lato è la miglior colazione per il week-end, quando si dorme fino a tardi.

Infine, la birra: arrivare a Londra e scoprire che non esiste “la” birra, ma “le” birre, e che il pub è una delle idee più ganze per passare del tempo a fine giornata: si beve, si sta al caldo, si conosce sempre un sacco di gente ma soprattutto, cosa rara a Londra, costa poco!!

E allora, perchè non provare ad unire questi tre ingredienti in un gustoso supplì? Caldo, morbido, croccante e profondamente goloso. Il risultato è veramente ottimo, saranno dei finger gustosi per un aperitivo o perfetti come take-away per il pranzo in ufficio o per un pic-nic.


Ecco a voi i miei supplì London style:

(x ottenere ca 10 polpettine)
100gr di riso arborio
1 uovo
50 gr formaggio Stilton
30 gr bacon (affettato fine)
un bicchiere di birra rossa
olio per friggere
farina di mais o pangrattato
mezza cipolla bianca
brodo vegetale

Cuocere un riso pilaf alla maniera tradizionale senza sale (soffriggere la cipolla, tostare il riso e proseguire la cottura allungando con brodo vegetale) fino a che non è ben sodo ed asciutto. Lasciare raffreddare completamente.
Tagliare le fettine di bacon in modo da ottenere delle striscioline sottili e farle dorare in una padella antiaderente; quando saranno croccanti, sfumare con un po’ di birra rossa. Farla evaporare completamente e poi unire il bacon al riso. Aggiungere il formaggio a piccoli tocchetti e il tuorlo dell’uovo. Mescolare bene gli ingredienti e iniziare a formare le polpette. Aiutatevi con due cucchiai per fare la forma rotonda e mantenere le stesse dimensioni. Rotolare le palline nella farina di mais o nel pangrattato (io preferisco il mais perchè si ottiene una crosticina più fine).
Infine, friggerle in abbondate olio bollente. Prima di servire, passatele in un foglio di carta assorbente per sgrondare l’olio in eccesso.

Inutile dire che è un must accompagnarle da una bella pinta di birra rossa fresca. Cheers!

Con questa ricetta partecipo al contest Rice Blogger 2012

I miei preferiti a Covent Garden

1. Food for Tought, 31 Neal St: questo ristorante vegetariano è stato l’unico che mi potevo permettere in budget Erasmus…con 8 pound potevi mangiare una quiche&salad in un’ambiente piacevole. In più, la posizione centrale lo rendeva ideale per un giro di shopping il sabato, per un dopo teatro o per iniziare la serata tra i pub della zona.

2. Neal’s Yard: un angolo magico, nascosto in un cortile dietro la più popolare Neal St. Un tripudio di colori per una piccola corte piena di organic shops. Io ci sono finita assolutamente per caso, e poi ritornata più volte per un sanwich, una spremuta, o anche solo per dare un’occhiata. 


3. Neal’s Yard Dairy, 17 Shorts Gardens: un paradiso per gli amanti dei formaggi, tutti rigorosamente locali, provenienti da produzioni artigiane delle campagne inglesi. C’è l’imbarazzo della scelta e se ve la cavate un po’ con la lingua, i ragazzi sapranno raccontarvi i loro prodotti e consigliarvi le cose migliori. Un must per i cheese addicted.

4. Waxy O’Connor, 14-16 Rupert Street: grande pub vicino Liecester square, con un grande albero in legno all’interno. Io ci andavo sempre quando terminavo il corso di inglese per fare due chiacchiere con i ragazzi della mia classe e sorseggiare una Caffrey’s, la “mia” birra preferita: rossa, aromatica e cremosa.

Il thè ubriaco di Londra

Nei giorni scorsi il freddo dell’inverno mi ha portato un bel raffreddore. Di quelli che ti fanno venire il cerchio alla testa e che non ti fanno dormire. Quei raffreddori che riesci a stare bene solo sotto una coperta calda di lana, distesa sul divano, a guardare telefilm stupidi.

In questi casi, i rimedi della nonna sono sempre i più utili. Nel mio caso il rimedio è il thè ubriaco che ho scoperto a Londra.


Era il 1999 e mi ero trasferita nella città più trendy d’Europa per qualche mese in Erasmus.

E’ così strano ripensare a quelle sensazioni che ho ancora chiare nella mente: il giorno in cui partii da Peretola, da sola, la prima volta che prendevo l’aereo. Quella valigia piena di aspettative, sogni e idee, una città che mi ero costruita nella mia mente e che mi stupiva ogni giorno di più.
L’arrivo nell’appartamento di Finsbury Park, un melting pot sconosciuto che mi suscitava un misto di curiosità e paura; l’ostello di Notting Hill, quartiere incantevole, con il refettorio dove a cena si parlava con le altre ragazze straniere; la mia camera nell’appartamento ad Arsenal, proprio davanti allo storico stadio di Highbury, assediata dai tifosi il sabato pomeriggio e che incredibilmente era diventata la mia nuova “casa”.


Un venerdì, complice una bella giornata dopo mesi di cielo plumbeo e pioggerellina, presi i miei libri e me ne andai a Highbury Fields, dietro casa, per godermi fino all’ultimo raggio di sole mentre terminavo la mia tesina sulla Rivoluzione Francese.

Peccato che il giorno dopo mi ritrovai con un raffreddore tremendo e febbre. Mi serviva assolutamente un dizionario e non potevo andare in biblioteca, non avevo medicine e per la prima volta sentii il peso della solitudine. Finì che mi imbacuccai bene bene e andai fino a casa della mia amica Michela a Finsbury a prendere il dizionario, poi, tornando a casa, tappa al Sainsbury per prendere tutto quello che era necessario per rimettermi in forma.

Dalle piccole esperienze come questa ho sempre imparato molto: ad esempio, che il paracetamolo è una medicina che su di me funziona meglio dell’aspirina, e che il bicarbonato necessario per i sulfumigi stava nello scaffale degli alimenti da dolci perchè qui lo usano come il lievito!

Tornata finalmente a casa, la signora Wendy si prese cura di me, proponendomi il rimedio della sua nonna. In quelle condizioni, avrei accettato qualsiasi consiglio, specialmente se a dartelo è una rassicurante signora inglese che potrebbe essere la tua mamma. Ci voleva il thè ubriaco della nonna inglese!


Questo beverone altro non è che un thè “condito” con un bel cucchiaio di miele, un po’ di succo di limone e l’ingrediente magico: una bella spruzzata di whisky.

Sta di fatto che feci una delle dormite più riposanti della mia vita e il giorno dopo ero veramente rimessa a nuovo, pronta per finire la mia tesina e per non perdere il consueto appuntamento al pub della domenica sera con le amiche erasmus. L’esame lo superai a pieni voti e ancora oggi quando sto male, quel thè ubriaco della nonna inglese riesce a rimettermi in forma come fosse una pozione magica.

Ecco come prepararlo:
portate ad ebollizione l’acqua. Io ho utilizzato il mio nuovo bollitore elettrico Twinings-Ariete, molto british! Versate poi l’acqua calda nella vostra tazza preferita, scegliete la miscela di the che più vi piace  (io vado sempre sul classico, con  english breakfast) e lasciate in infusione in base al vostro gusto. Aggiungete poi un cucchiaio di miele di castagno, un cucchiaio di succo di limone ed una spruzzatina di whisky.

Gustatevelo al caldo, avvolti nella coperta di lana davanti alla tv.
Un autentico comfort food!

I miei preferiti tra Highbury e Finsbury

1. Prendere l’autobus il sabato mattina in direzione Angel: fare un giretto per quei negozietti così carini che animano Upper street, fermarsi a pranzare al fish&chips e fare la spesa per la settimana al Mark&Spencer di Liverpool street. Poi, tornare a casa e prepararsi per il sabato sera nella swinging London.

2. La pizza de “La Porchetta” a Finsbury Park: tra le più buone, ma soprattutto economiche, della città. Sempre molto affollato, ma vale la pena farci una visita se prevedete di soggiornare a lungo in città. Nel periodo in cui abitavo in Albert road, era un must per la mia cena!

3. Una bella pinta al Walkabout di Upper street: atmosfera da vero pub in un quartiere frizzante e divertente. Ottimo come base di ritrovo per inziare la serata, per poi girovagare nei locali più o meno trendy di Upper st. o per finire in centro a scoprire London by night.


Il caldo verde, caldo ricordo di Lisboa

Lisbona mi è rimasta nel cuore con quel suo aspetto decadente ed elegante, che combinati insieme creano un’atmosfera così autentica ed unica.

Gli scorci della Baixa, con i suoi negozi liberty e retrò, le strade tremendamente in pendenza tra il Chiado e S.Catarina, i suoi tram e gli elevador dal sapore vintage, mezzi di trasporto quasi magici che salendoci si ha l’impressione di entrare in una macchina del tempo.


Un tempo dove tutto scorre lentamente, senza fretta, dove c’è tempo per gustarsi i piccoli particolari, come un caffè accanto alla statua di Pessoa, come i dettagli di una maiolica bianca e blu o un’insegna dalle lettere cancellate.


Così, nelle due volte in cui sono passata da questa città, è sempre stata una piacevole emozione.
Come una piacevole scoperta è stata la sua cucina: piatti semplici, autentici, poveri negli ingredienti ma certamente non nel gusto. E tra questi, il caldo verde è quello che meglio rappresenta la cucina di questo paese: una zuppa essenziale, fatta con patate e una particolare varietà di cavolo, il cavolo verde appunto, completata da qualche fettina di chorizo per dare più gusto e corposità.

Il cavolo che utilizzano in Portogallo è il cavolo verde ma i l’ho preparata con i ributti di cavolino, delle tenere infiorescenze del cavolo nero che i ragazzi di Orto@casa riescono a trovare dai contadini nei dintorni di Firenze. Sono perfetti perché saporiti ma non aggressivi e molto teneri.

Ecco a voi la ricetta (x 4 persone):
450 gr di cavolo verde o nero, o ributti di cavolino
4 patate grandi
1 spicchio di aglio
1/2 cipolla olio extravergine d’oliva
sale, pepe
salamino (almeno 4 fette per ciascun piatto)

Pelate le patate, la mezza cipolla e l’aglio. Tagliate le patate a spicchi e affettate finemente la cipolla. Versate patate, cipolla e aglio in una pentola con dell’olio, ricoprire con acqua e portate a bollore. Regolate di sale e pepe. Nel frattempo, lavate le foglie di cavolo, arrotolatele su se stesse e tagliatele molto, molto sottili. Una volta che l’acqua avrà iniziato a bollire, lasciate cuocere le patate per 15/20 minuti, dopo di che eliminate l’aglio, e schiacciate le patate in un piatto. Rimettele poi nella pentola, riportate a bollore, e versate il cavolo che dovrà appena essere scottato, quindi proseguite la cottura per altri 5 minuti dalla ripresa del bollore.
Versate nei piatti ed aggiungere qualche fettina di salamino ed una bella spolverata di pepe. A piacere, aggiungere dell’olio a crudo.

Una zuppa incredibile nella sua bontà e genuinità, provare per credere!

I miei preferiti a Lisbona:

Sinal Verde, Calcada do Combro 42: ristorante che non ricorderete certo per la raffinatezza dell’ambiente, quanto per la bontà dei suoi piatti. Un caldo verde super per inziare la cena e fare da apripista alla specialità della casa: i calamari ripieni. Da inserire nella vostra giuda per una cena autentica, senza formalismi.

Cafè a Brasileria, rua Garret 120: splendida caffetteria in legno e vetro nel cuore del Chiado, un’istituzione frequentata da sempre dagli intellettuali, come testimonia la statua all’esterno che ricorda lo scrittore Pessoa. Se avete amato “Sostiene Pereira”, riconoscerete subito la bellissima insegna liberty.

Caffè mirador S.Catarina: una terrazza meravigliosa sul porto di Lisbona, una tappa perfetta per l’aperitivo al calar del sole. Per arrivare fin quassù, potete prendere l’Elevator da Bica e risparmiarvi così una bella fatica, che in ogni caso sarà ripagata dal panorama mozzafiato sull’oceano.